L'inventore di libri by Alessandro Marzo Magno

L'inventore di libri by Alessandro Marzo Magno

autore:Alessandro Marzo Magno [Magno, Alessandro Marzo]
La lingua: ita
Format: epub, azw3, mobi
Tags: i Robinson / Letture
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2020-02-15T00:00:00+00:00


Il Polifilo nell’arte

Gli storici dell’arte riscontrano un’evidente corrispondenza di concezione e sentimento tra la visione erotica espressa nel testo di Francesco Colonna e quella impressa nei dipinti di Tiziano Vecellio. La prima ha per soggetto il trionfo dell’amore in sogno, la seconda, grazie a colori e pennelli, trasfigura in realtà quel medesimo trionfo dell’amore in precedenza soltanto sognato. Il quadro Amor sacro e Amor profano (dipinto da Tiziano nel 1515, oggi nella Galleria Borghese, a Roma) fornisce una sorta di interpretazione in pillole di quanto raccontato nell’Hypnerotomachia. La donna bionda dai lunghi capelli ondulati rispecchia proprio la ninfa incontrata in sogno da Polifilo, dalle «mammillule strictamente di cordicella d’oro cinctae». In un altro quadro di Tiziano è raffigurato un bucranio, ovvero un cranio di bue, che nel Polifilo, appoggiato sopra un’ancora reclinata, simboleggia la pazienza.

Antonio Foscari, docente di Storia dell’architettura a Venezia, studioso del Palladio e dell’architettura rinascimentale veneziana e veneta, vede nella cuspide del campanile di San Marco effigiato da Tiziano nella pala Gozzi di Ancona una proiezione dell’obelisco del Polifilo. Il quadro in questione è la Madonna in gloria con i santi Francesco e Biagio, commissionata nel 1520 a Tiziano dal mercante raguseo Alvise Gozzi. Il quadro simboleggia il triangolo mercantile dell’Adriatico: si trova ad Ancona (al tempo nella chiesa francescana, oggi nella Pinacoteca Civica), san Biagio è il patrono di Ragusa nonché protettore dei viaggi e dei mercanti, la città raffigurata è Venezia.

Foscari sostiene che la cuspide della torre di San Marco (così si chiamava allora, a ricordo che il manufatto in origine era una torre-faro) simboleggia un obelisco, come quello che Bordon ha inciso e Aldo ha stampato nel suo libro più famoso. Gli anni sono i medesimi: la torre era stata danneggiata prima da un terremoto nel 1489, poi da un incendio nel 1511, quindi si decide di dotarla di una cuspide piramidale che prima non aveva e i lavori si concludono nel 1513. L’apparire nello scenario urbano veneziano di questa, per allora, tanto singolare costruzione viene celebrato con un rito assolutamente pagano, ovvero versando dall’alto latte e vino sulla sottostante piazza. L’unica concessione al conformismo religioso, spiega Foscari, è stata la sostituzione della precedente Fortuna con l’angelo, ma da un lato la Fortuna non emigra troppo lontano, semplicemente oltrepassa il Canal Grande finendo sulla punta della Dogana; dall’altro l’angelo ruota su se stesso, obbedendo alle variazioni della direzione dei venti, mutevoli come la Fortuna.

Se i legami tra le incisioni del libro e Tiziano sono acclarati e accettati, più evanescenti appaiono quelli con Giorgione, ma è possibile, anche se non provato, che il pittore di Castelfranco abbia ripreso dalle incisioni del Polifilo l’immagine della donna nuda dormiente effigiata nella sua Venere, oggi a Dresda. Inoltre potrebbe essersi ispirato alla Venere che allatta Cupido sul sepolcro di Adone nel Polifilo per dipingere la donna nuda che allatta rappresentata nella Tempesta, il quadro più famoso della storia dell’arte veneziana, oggi esposto alle Gallerie dell’Accademia.

Se l’Hypnerotomachia Poliphili è stata in grado di influenzare un’intera stagione di capolavori dell’arte, è arrivato il momento di dedicarci al libro che ha cambiato per sempre i caratteri di stampa.



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